Al di là delle registrazioni, delle polemiche, delle smentite di un magistrato che si è trasformato in collaboratore del quotidiano delle procure, la vicenda della condanna di Berlusconi dovrebbe porre il problema del diritto alla giustizia in questo sfigato Paese.
Dovrebbe, ma non lo pone. Perché una mala giustizia guidata dall’Alto, e si immagina chi sia l’Alto ma non si può dirlo, fa comodo a chi la gestisce. A chi decide condanne o assoluzioni a prescindere dalla realtà e dalla colpevolezza. A chi usa le sentenze per far politica o per concludere affari, per eliminare avversari politici o concorrenti nel settore economico.
Fa comodo a chi utilizza le sentenze per aggirare le leggi che, in uno Stato normale, spetterebbero al potere legislativo e non a quello giudiziario. In Italia si va oltre, non solo si aggirano ma si modificano, si rivoluzionano. Sopperendo all’incapacità dei politici che esprimono questa magistratura.
Eppure, di fronte a questa realtà, i quotidiani delle procure (ha ragione Sansonetti, sono quasi tutti asserviti) riescono ad indignarsi perché qualcuno utilizza gli scandali della magistratura per svilire le sentenze. Beh, certo, solo i cattivi possono non credere alle assurde sentenze sulla strage di Bologna; solo i cattivi possono indignarsi per le demenziali inchieste sulla strage di Ustica e su una sentenza che è un capolavoro di ipocrisia. Capolavori che si moltiplicano a ritmo sempre più sostenuto. Si critica la giustizia egiziana per il caso Regeni ma si evita di disturbare l’Inghilterra per svelare i rapporti tra i servizi segreti britannici ed il ricercatore.
Ma i magistrati processano Salvini perché ha osato criticare i magistrati. La casta che difende se stessa. Neanche un briciolo di buon gusto. Per poi passare a processare le decisioni politiche prese da un politico nell’ambito delle sue funzioni. D’altronde le intercettazioni sono esplicite: gli avversari vanno condannati anche quando sono innocenti.
Beh, innocenti proprio no. Perché Berlusconi e Salvini, quando hanno governato, non hanno riformato questa magistratura. E di questo sono colpevoli. Di questo e delle conseguenze che non penalizzano solo loro due ma l’intero Paese. Perché non potersi fidare della giustizia è un problema gravissimo. E non è un caso che tra le prime condizioni poste dall’Ue per concedere finanziamenti all’Italia figuri proprio la riforma della giustizia.
Una giustizia di cui non ci si può fidare è un disastro per l’Italia, non solo per l’opposizione
Al di là delle registrazioni, delle polemiche, delle smentite di un magistrato che si è trasformato in collaboratore del quotidiano delle procure, la vicenda della condanna di Berlusconi dovrebbe porre il problema del diritto alla giustizia in questo sfigato Paese.
Dovrebbe, ma non lo pone. Perché una mala giustizia guidata dall’Alto, e si immagina chi sia l’Alto ma non si può dirlo, fa comodo a chi la gestisce. A chi decide condanne o assoluzioni a prescindere dalla realtà e dalla colpevolezza. A chi usa le sentenze per far politica o per concludere affari, per eliminare avversari politici o concorrenti nel settore economico.
Fa comodo a chi utilizza le sentenze per aggirare le leggi che, in uno Stato normale, spetterebbero al potere legislativo e non a quello giudiziario. In Italia si va oltre, non solo si aggirano ma si modificano, si rivoluzionano. Sopperendo all’incapacità dei politici che esprimono questa magistratura.
Eppure, di fronte a questa realtà, i quotidiani delle procure (ha ragione Sansonetti, sono quasi tutti asserviti) riescono ad indignarsi perché qualcuno utilizza gli scandali della magistratura per svilire le sentenze. Beh, certo, solo i cattivi possono non credere alle assurde sentenze sulla strage di Bologna; solo i cattivi possono indignarsi per le demenziali inchieste sulla strage di Ustica e su una sentenza che è un capolavoro di ipocrisia. Capolavori che si moltiplicano a ritmo sempre più sostenuto. Si critica la giustizia egiziana per il caso Regeni ma si evita di disturbare l’Inghilterra per svelare i rapporti tra i servizi segreti britannici ed il ricercatore.
Ma i magistrati processano Salvini perché ha osato criticare i magistrati. La casta che difende se stessa. Neanche un briciolo di buon gusto. Per poi passare a processare le decisioni politiche prese da un politico nell’ambito delle sue funzioni. D’altronde le intercettazioni sono esplicite: gli avversari vanno condannati anche quando sono innocenti.
Beh, innocenti proprio no. Perché Berlusconi e Salvini, quando hanno governato, non hanno riformato questa magistratura. E di questo sono colpevoli. Di questo e delle conseguenze che non penalizzano solo loro due ma l’intero Paese. Perché non potersi fidare della giustizia è un problema gravissimo. E non è un caso che tra le prime condizioni poste dall’Ue per concedere finanziamenti all’Italia figuri proprio la riforma della giustizia.
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Augusto Grandi
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