La farsa degli ipocriti si è scatenata sulla questione Tav. E l’ipocrisia trionfa su entrambi gli schieramenti.
Da un lato il Movimento 5 Stelle che ha dovuto incassare il sì alla Tap – un’opera voluta da Trump e che, a differenza di quanto pensano i duri e puri della destra residuale, non dispiace per nulla a Putin – e cerca di rifarsi una verginità con il blocco della Torino-Lione.
Dall’altra i vertici delle associazioni di categoria, cioè i maggiori responsabili della decadenza torinese, che sostengono l’imprescindibilità dell’infrastruttura continuando a mentire come han fatto negli ultimi decenni.
Pare un confronto tra marziani arrivati in Piemonte solo ieri e che, per mancanza di tempo, non conoscono il progetto.
Il Tg5, ad esempio – ormai organo ufficiale dell’asse tra il liquidatore Tajani ed i renziani sopravvissuti – ha ribadito che la Tav è una componente fondamentale del corridoio ferroviario europeo tra Kiev e Lisbona.
Innanzitutto bisognerebbe dirlo a Lisbona che il progetto continua a coinvolgerli. Forse non se lo ricordano.
E poi, a cosa dovrebbe servire questo corridoio ferroviario?
Ma a favorire lo scambio commerciale tra Europa e Cina, passando per la Russia ed i vari Paesi asiatici. Scambio commerciale significa merci.
Dunque le associazioni di categoria sono convinte che l’intoppo sia rappresentato dalla Torino Lione visto che, verso Est, l’alta velocità ferroviaria esiste già e ha permesso di eliminare i Tir dalle strade ed autostrade: le merci viaggiano ad alta velocità tra Torino e Venezia. Peccato che sia tutto falso. Non transitano treni merci sull’alta velocità italiana.
Strano che le associazioni di categoria non se ne siano accorte.
Così come non si sono accorte, o non capiscono, che parte dell’ostilità della popolazione della Val Susa è legata alle promesse non mantenute in occasione della costruzione dell’autostrada Torino Bardonecchia.
I benefici promessi non si sono visti. Le opere annunciate non sono state realizzate.
E poi è da mettere in conto anche l’atteggiamento delle associazioni di categoria in merito al dopo Tav. Il buon senso vorrebbe che, dal giorno dell’entrata in funzione della tratta ferroviaria, i Tir sparissero da strade e autostrada.
Hai voluto l’opera perché indispensabile per le merci? E allora sii coerente. Invece no. Le associazioni hanno già chiarito che loro vogliono essere libere di far transitare i Tir su strada: “Siamo liberi, non siamo in Unione sovietica”. Indubbiamente una posizione utile a convincere gli scettici.
Ma sul fronte del No è sufficiente porre una domanda: quando devono andare da Roma a Torino utilizzano l’alta velocità o i treni regionali? Ed i pendolari che da Torino vanno a lavorare a Milano preferiscono sprecare 45 minuti per il viaggio con Italo e Freccia Rossa o poco meno di 2 ore con il regionale “veloce”?
Torino è in declino non solo per colpa di Appendino, ma per i disastri provocati dai suoi predecessori, anche se mascherati da una disinformazione di comodo. E, soprattutto, per la mancanza di vertici delle categoria e della società civile con capacità adeguate.
Ritrovarsi a fare da collegamento tra Lione e Milano potrebbe rappresentare una occasione imperdibile di rilancio. Grazie ad una alta velocità ferroviaria dedicata ai passeggeri, non alle merci.
Tutta l’ipocrisia torinese nello scontro sulla Tav
La farsa degli ipocriti si è scatenata sulla questione Tav. E l’ipocrisia trionfa su entrambi gli schieramenti.
Da un lato il Movimento 5 Stelle che ha dovuto incassare il sì alla Tap – un’opera voluta da Trump e che, a differenza di quanto pensano i duri e puri della destra residuale, non dispiace per nulla a Putin – e cerca di rifarsi una verginità con il blocco della Torino-Lione.
Dall’altra i vertici delle associazioni di categoria, cioè i maggiori responsabili della decadenza torinese, che sostengono l’imprescindibilità dell’infrastruttura continuando a mentire come han fatto negli ultimi decenni.
Pare un confronto tra marziani arrivati in Piemonte solo ieri e che, per mancanza di tempo, non conoscono il progetto.
Il Tg5, ad esempio – ormai organo ufficiale dell’asse tra il liquidatore Tajani ed i renziani sopravvissuti – ha ribadito che la Tav è una componente fondamentale del corridoio ferroviario europeo tra Kiev e Lisbona.
Innanzitutto bisognerebbe dirlo a Lisbona che il progetto continua a coinvolgerli. Forse non se lo ricordano.
E poi, a cosa dovrebbe servire questo corridoio ferroviario?
Ma a favorire lo scambio commerciale tra Europa e Cina, passando per la Russia ed i vari Paesi asiatici. Scambio commerciale significa merci.
Dunque le associazioni di categoria sono convinte che l’intoppo sia rappresentato dalla Torino Lione visto che, verso Est, l’alta velocità ferroviaria esiste già e ha permesso di eliminare i Tir dalle strade ed autostrade: le merci viaggiano ad alta velocità tra Torino e Venezia. Peccato che sia tutto falso. Non transitano treni merci sull’alta velocità italiana.
Strano che le associazioni di categoria non se ne siano accorte.
Così come non si sono accorte, o non capiscono, che parte dell’ostilità della popolazione della Val Susa è legata alle promesse non mantenute in occasione della costruzione dell’autostrada Torino Bardonecchia.
I benefici promessi non si sono visti. Le opere annunciate non sono state realizzate.
E poi è da mettere in conto anche l’atteggiamento delle associazioni di categoria in merito al dopo Tav. Il buon senso vorrebbe che, dal giorno dell’entrata in funzione della tratta ferroviaria, i Tir sparissero da strade e autostrada.
Hai voluto l’opera perché indispensabile per le merci? E allora sii coerente. Invece no. Le associazioni hanno già chiarito che loro vogliono essere libere di far transitare i Tir su strada: “Siamo liberi, non siamo in Unione sovietica”. Indubbiamente una posizione utile a convincere gli scettici.
Ma sul fronte del No è sufficiente porre una domanda: quando devono andare da Roma a Torino utilizzano l’alta velocità o i treni regionali? Ed i pendolari che da Torino vanno a lavorare a Milano preferiscono sprecare 45 minuti per il viaggio con Italo e Freccia Rossa o poco meno di 2 ore con il regionale “veloce”?
Torino è in declino non solo per colpa di Appendino, ma per i disastri provocati dai suoi predecessori, anche se mascherati da una disinformazione di comodo. E, soprattutto, per la mancanza di vertici delle categoria e della società civile con capacità adeguate.
Ritrovarsi a fare da collegamento tra Lione e Milano potrebbe rappresentare una occasione imperdibile di rilancio. Grazie ad una alta velocità ferroviaria dedicata ai passeggeri, non alle merci.
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Augusto Grandi
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