In Italia i morti non sono tutti uguali. E, in questo caso, non è un problema di resa dei conti a più di 70 anni dalla guerra civile o a duemila anni dalle guerre puniche. Anche i morti sul lavoro, quelli che crepano ogni giorno, non sono tutti uguali.
Le vittime in fabbrica contano di più rispetto a chi muore nei campi, almeno per un sistema mediatico che non a caso è in crisi profonda, con un crollo delle vendite dei quotidiani.
Nei giorni scorsi, ci ricorda Carlo Soricelli (dell’Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro), è morto il piccolo Guglielmo, schiacciato dal trattore guidato dal padre. E, come aveva previsto, si sta verificando una strage incredibile: sono ben sei i guidatori di trattori schiacciati in neppure due giorni.
Questo mezzo, spiega Soricelli, uccide anche senza commettere errori, ma per il terreno che è infido. Hanno perso la vita nelle province di Rieti, due nella provincia di Messina, uno in Basilicata, uno nella provincia di Siena e il sesto nella provincia di Venezia. Difficile illudersi che possa finire qui.
La strage è continua, nei campi come nelle fabbriche. E l’avvicinarsi del primo maggio dovrebbe far ricordare che il lavoro è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del lavoro e del profitto come unico Dio.
Tornando alle vittime dei trattori, Soricelli ricorda che avevano tra i 40 ed i 60 anni. Uomini nel pieno dell’efficienza psicofisica. E dall’inizio dell’anno le vittime schiacciate dai trattori sono già 35.
Morti inevitabili?
Tutt’altro. Il Trentino Alto Adige – sottolinea il curatore dell’Osservatorio – alcuni anni fa era la Regione con più vittime provocate da questo mezzo. In pochi anni, grazie ad interventi mirati, gli incidenti mortali si sono quasi azzerati.
Forse non è un caso che in Trentino sia nato il festival sulla sicurezza del lavoro. Dunque la carneficina può essere evitata. E di carneficina si tratta poiché quest’anno compessivamente sui luoghi di lavoro sono morti 215 lavoratori mentre considerando anche le vittime di incidenti mentre si recavano al lavoro si superano i 450 morti complessivi.
Cifre che dovrebbero evitare i comizi sul nulla nelle piazze del primo maggio mentre non ci sono speranze sulla sensibilità delle folle che si agiteranno al concertone, osannando i divi del momento e fregandosene di chi muore per mantenere chi sarà in piazza a festeggiare.
Primo maggio, al concertone se ne fregano dei morti sul lavoro
In Italia i morti non sono tutti uguali. E, in questo caso, non è un problema di resa dei conti a più di 70 anni dalla guerra civile o a duemila anni dalle guerre puniche. Anche i morti sul lavoro, quelli che crepano ogni giorno, non sono tutti uguali.
Le vittime in fabbrica contano di più rispetto a chi muore nei campi, almeno per un sistema mediatico che non a caso è in crisi profonda, con un crollo delle vendite dei quotidiani.
Nei giorni scorsi, ci ricorda Carlo Soricelli (dell’Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro), è morto il piccolo Guglielmo, schiacciato dal trattore guidato dal padre. E, come aveva previsto, si sta verificando una strage incredibile: sono ben sei i guidatori di trattori schiacciati in neppure due giorni.
Questo mezzo, spiega Soricelli, uccide anche senza commettere errori, ma per il terreno che è infido. Hanno perso la vita nelle province di Rieti, due nella provincia di Messina, uno in Basilicata, uno nella provincia di Siena e il sesto nella provincia di Venezia. Difficile illudersi che possa finire qui.
La strage è continua, nei campi come nelle fabbriche. E l’avvicinarsi del primo maggio dovrebbe far ricordare che il lavoro è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del lavoro e del profitto come unico Dio.
Tornando alle vittime dei trattori, Soricelli ricorda che avevano tra i 40 ed i 60 anni. Uomini nel pieno dell’efficienza psicofisica. E dall’inizio dell’anno le vittime schiacciate dai trattori sono già 35.
Morti inevitabili?
Tutt’altro. Il Trentino Alto Adige – sottolinea il curatore dell’Osservatorio – alcuni anni fa era la Regione con più vittime provocate da questo mezzo. In pochi anni, grazie ad interventi mirati, gli incidenti mortali si sono quasi azzerati.
Forse non è un caso che in Trentino sia nato il festival sulla sicurezza del lavoro. Dunque la carneficina può essere evitata. E di carneficina si tratta poiché quest’anno compessivamente sui luoghi di lavoro sono morti 215 lavoratori mentre considerando anche le vittime di incidenti mentre si recavano al lavoro si superano i 450 morti complessivi.
Cifre che dovrebbero evitare i comizi sul nulla nelle piazze del primo maggio mentre non ci sono speranze sulla sensibilità delle folle che si agiteranno al concertone, osannando i divi del momento e fregandosene di chi muore per mantenere chi sarà in piazza a festeggiare.
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Augusto Grandi
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