Il caporeparto del centro stampa di Gorizia del gruppo Gedi si è ucciso. Gedi – gruppo che fa capo a De Benedetti e che controlla quotidiani come Repubblica, Stampa, Tirreno, il Piccolo, il Mattino di Padova e una infinità di altre testate – aveva deciso di chiudere il centro di Gorizia spostando i lavoratori, come pacchi postali, a centinaia di km.
Di fronte al suicidio del dipendente il gruppo ha immancabilmente espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia. Quella vicinanza alle famiglie che, invece, non si era manifestata al momento di prendere la decisione di una chiusura che sconvolgerà l’esistenza di tanti.
Di fronte alla morte di un collega sono entrati in sciopero i poligrafici del gruppo, ma anche i giornalisti di alcune testate del gruppo. Non di tutte. E in fondo è più onesto così perché sarebbe sembrato ipocrita il cordoglio di chi ha confinato in mini trafiletti delle pagine interne i numerosi suicidi per disperazione economica provocati dal governo Monti. E ha continuato a minimizzare i morti sul lavoro per non infastidire i responsabili di queste morti.
Meglio una banale e finta solidarietà senza dover rinunciare alla giornata di stipendio. E da domani si ricomincia a ridurre in poche righe le notizie sui nuovi incidenti mortali in fabbrica, nei cantieri, nei campi. Dalla parte del padrone, sempre e comunque.
Forse ci sarà più spazio per eventuali gesti di disperazione provocati da inadempienze del nuovo governo, il nemico principale per i divulgatori di notizie faziose. Ma se si tratta di delocalizzazioni, di morti da inquinamento, di licenziamenti spacciati per razionalizzazioni, allora si potrà continuare a tacere.
Bisogna tutelare gli azionisti, il profitto è l’unico Dio a cui si possono dedicare anche sacrifici umani.
I morti da amianto si sono suicidati, nessuno è responsabile. I morti per tumore nelle aree vicine a fabbriche o ai pozzi petroliferi sono effetti collaterali di nessun valore a fronte dei guadagni degli azionisti. Qualche vittima meriterà il messaggio di cordoglio dell’azienda, le altre neanche quello.
Perché fingere tristezza di fronte alla morte di un bambino o di un anziano che vivevano vicino a chi inquina significherebbe ammettere delle responsabilità. Invece se i casi di cancro sono più numerosi rispetto alla media, è solo questione di sfortuna.
Lo certificano i magistrati, che non abitano in queste zone, lo confermano i giornalisti che divulgano notizie tranquillizzanti. E che magari non scioperano neppure per la morte di un collega. A cuccia.
Morire di lavoro, senza lavoro
Il caporeparto del centro stampa di Gorizia del gruppo Gedi si è ucciso. Gedi – gruppo che fa capo a De Benedetti e che controlla quotidiani come Repubblica, Stampa, Tirreno, il Piccolo, il Mattino di Padova e una infinità di altre testate – aveva deciso di chiudere il centro di Gorizia spostando i lavoratori, come pacchi postali, a centinaia di km.
Di fronte al suicidio del dipendente il gruppo ha immancabilmente espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia. Quella vicinanza alle famiglie che, invece, non si era manifestata al momento di prendere la decisione di una chiusura che sconvolgerà l’esistenza di tanti.
Di fronte alla morte di un collega sono entrati in sciopero i poligrafici del gruppo, ma anche i giornalisti di alcune testate del gruppo. Non di tutte. E in fondo è più onesto così perché sarebbe sembrato ipocrita il cordoglio di chi ha confinato in mini trafiletti delle pagine interne i numerosi suicidi per disperazione economica provocati dal governo Monti. E ha continuato a minimizzare i morti sul lavoro per non infastidire i responsabili di queste morti.
Meglio una banale e finta solidarietà senza dover rinunciare alla giornata di stipendio. E da domani si ricomincia a ridurre in poche righe le notizie sui nuovi incidenti mortali in fabbrica, nei cantieri, nei campi. Dalla parte del padrone, sempre e comunque.
Forse ci sarà più spazio per eventuali gesti di disperazione provocati da inadempienze del nuovo governo, il nemico principale per i divulgatori di notizie faziose. Ma se si tratta di delocalizzazioni, di morti da inquinamento, di licenziamenti spacciati per razionalizzazioni, allora si potrà continuare a tacere.
Bisogna tutelare gli azionisti, il profitto è l’unico Dio a cui si possono dedicare anche sacrifici umani.
I morti da amianto si sono suicidati, nessuno è responsabile. I morti per tumore nelle aree vicine a fabbriche o ai pozzi petroliferi sono effetti collaterali di nessun valore a fronte dei guadagni degli azionisti. Qualche vittima meriterà il messaggio di cordoglio dell’azienda, le altre neanche quello.
Perché fingere tristezza di fronte alla morte di un bambino o di un anziano che vivevano vicino a chi inquina significherebbe ammettere delle responsabilità. Invece se i casi di cancro sono più numerosi rispetto alla media, è solo questione di sfortuna.
Lo certificano i magistrati, che non abitano in queste zone, lo confermano i giornalisti che divulgano notizie tranquillizzanti. E che magari non scioperano neppure per la morte di un collega. A cuccia.
Author
Augusto Grandi
Reader's opinions
Rubriche
Leggi anche…
Ecuador, Correa si presenta come vice di Arauz
La sinistra contro Musumeci. Per coerenza i migranti solo nelle Regioni rosse
Anno Zero. Italia, Italiae..
You may also like
Avviso ai naviganti. Electomag diventa Electomagazine.it
Augusto Grandi
6 Settembre 2020
I renitenti alla vanga si dichiarano vigliacchi per non lavorare
Augusto Grandi
29 Agosto 2020
Solo Mattarella non si accorge dei disastri del governo degli Incapaci
Augusto Grandi
28 Agosto 2020
Continue reading
Next post
Ronaldo ha spiegato a Messi cos’è il triplete
Previous post
Polpo e sovranità