È una Italia profondamente arrabbiata quella che ieri ha depositato il voto nelle urne.
Arrabbiata con le assurde imposizioni di Bruxelles, arrabbiata con le politiche di impoverimento adottate dal Pd. Ma anche un’Italia che si è stancata delle apparizioni di un bolso Berlusconi.
Il risultato è il trionfo del Movimento 5 Stelle che, a spoglio ancora non ultimato, supera il 30%
Ma è anche un grande successo per Matteo Salvini che porta la Lega intorno al 17-18% facendola diventare il primo partito della coalizione di un centro destra che veleggia tra il 36 ed il 37%.
Netta, clamorosa la sconfitta del Pd renziano
confinato al di sotto di ogni record negativo, forse sotto il 20% mentre i compagni di coalizione sono annientati. Forse solo la Bonino, al termine di una campagna economicamente dispendiosa, riuscirà a raggiungere il 3%, ma non è per nulla certo. E a sinistra Liberi e Uguali supera di poco il livello di sbarramento, con un risultato molto deludente.
Non è bastato, al Pd e a LeU, aver tentato di rispolverare i fantasmi del passato, rischiando di ricreare un clima da anni di piombo.
Tra la disoccupazione e le guerre puniche, gli italiani hanno deciso che fosse più grave il problema della mancanza di lavoro.
Tra la povertà odierna e la guerra civile di oltre 70 anni orsono, hanno deciso che fosse meglio occuparsi della povertà.
Ma adesso che succede?
In teoria il presidente Mattarella dovrebbe affidare l’incarico per provare a formare un nuovo governo non al primo partito, i 5 Stelle, ma alla prima coalizione, cioè al centro destra. E all’interno della coalizione gli accordi prevedono che a scegliere il candidato presidente del consiglio sia il partito che ha perso più voti. Dunque la Lega, dunque Salvini.
Sarà compatto il centro destra su questo percorso? Sarà disposto ad uscire di scena, lealmente, Berlusconi con la sua corte? E troverà i numeri in Parlamento? Brunetta, nella notte, assicurava che arriveranno a frotte i “responsabili” pronti a tradire chi li ha appena eletti per passare ad un centro destra di governo. Centristi di sinistra pronti a seguire Salvini?
L’alternativa sarebbe rappresentata da un incarico a Di Maio che dovrebbe cercare molti voti alle Camere. Non basterebbero quelli di LeU. Dunque un accordo con il Pd, che dopo la batosta non è detto che sopporti ancora Renzi, oppure una intesa con la Lega, qualora Forza Italia non rispettasse i patti con Salvini. Paradossalmente sarebbe l’alleanza più chiara e in linea con il voto.
Perché la sconfitta degli oligarchi non lascia dubbi
Le forze anti sistema – sommando 5 Stelle, Lega, Fdi e LeU, senza dimenticare estrema destra e sinistra che resteranno fuori dal Parlamento – superano abbondantemente il 50% dei voti.
E non sarebbe male che se ne accorgessero anche a Bruxelles.
L’Italia arrabbiata premia 5 Stelle e Lega
È una Italia profondamente arrabbiata quella che ieri ha depositato il voto nelle urne.
Arrabbiata con le assurde imposizioni di Bruxelles, arrabbiata con le politiche di impoverimento adottate dal Pd. Ma anche un’Italia che si è stancata delle apparizioni di un bolso Berlusconi.
Il risultato è il trionfo del Movimento 5 Stelle che, a spoglio ancora non ultimato, supera il 30%
Ma è anche un grande successo per Matteo Salvini che porta la Lega intorno al 17-18% facendola diventare il primo partito della coalizione di un centro destra che veleggia tra il 36 ed il 37%.
Netta, clamorosa la sconfitta del Pd renziano
confinato al di sotto di ogni record negativo, forse sotto il 20% mentre i compagni di coalizione sono annientati. Forse solo la Bonino, al termine di una campagna economicamente dispendiosa, riuscirà a raggiungere il 3%, ma non è per nulla certo. E a sinistra Liberi e Uguali supera di poco il livello di sbarramento, con un risultato molto deludente.
Non è bastato, al Pd e a LeU, aver tentato di rispolverare i fantasmi del passato, rischiando di ricreare un clima da anni di piombo.
Tra la disoccupazione e le guerre puniche, gli italiani hanno deciso che fosse più grave il problema della mancanza di lavoro.
Tra la povertà odierna e la guerra civile di oltre 70 anni orsono, hanno deciso che fosse meglio occuparsi della povertà.
Ma adesso che succede?
In teoria il presidente Mattarella dovrebbe affidare l’incarico per provare a formare un nuovo governo non al primo partito, i 5 Stelle, ma alla prima coalizione, cioè al centro destra. E all’interno della coalizione gli accordi prevedono che a scegliere il candidato presidente del consiglio sia il partito che ha perso più voti. Dunque la Lega, dunque Salvini.
Sarà compatto il centro destra su questo percorso? Sarà disposto ad uscire di scena, lealmente, Berlusconi con la sua corte? E troverà i numeri in Parlamento? Brunetta, nella notte, assicurava che arriveranno a frotte i “responsabili” pronti a tradire chi li ha appena eletti per passare ad un centro destra di governo. Centristi di sinistra pronti a seguire Salvini?
L’alternativa sarebbe rappresentata da un incarico a Di Maio che dovrebbe cercare molti voti alle Camere. Non basterebbero quelli di LeU. Dunque un accordo con il Pd, che dopo la batosta non è detto che sopporti ancora Renzi, oppure una intesa con la Lega, qualora Forza Italia non rispettasse i patti con Salvini. Paradossalmente sarebbe l’alleanza più chiara e in linea con il voto.
Perché la sconfitta degli oligarchi non lascia dubbi
Le forze anti sistema – sommando 5 Stelle, Lega, Fdi e LeU, senza dimenticare estrema destra e sinistra che resteranno fuori dal Parlamento – superano abbondantemente il 50% dei voti.
E non sarebbe male che se ne accorgessero anche a Bruxelles.
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Augusto Grandi
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