Gentiloni, nonostante sia ormai abbondantemente scaduto, non perde occasione per ribadire che l’Italia ha l’obbligo di proseguire sulla strada fallimentare indicata dal suo governo. E Sergio Mattarella insiste sulla collocazione internazionale dell’Italia, sostenuto da giornali e tv.
Tutti insieme appassionatamente, impegnati a gridare “al lupo, al lupo” per l’arrivo dei nuovi barbari.
Barbari pronti a varare provvedimenti che costeranno all’Italia decine e decine di miliardi di euro.
Tutti muti, invece, se si tratta di fare i conti sui costi delle criminali misure decise unilateralmente dagli Usa e da Trump contro Teheran. Eppure il conto è estremamente pesante per l’Italia: oltre 30 miliardi di euro. E questo è solo il valore delle commesse. Ma devono essere aggiunti i costi che deriveranno dalla cancellazione dei contratti. Disoccupazione, mancate assunzioni, costi umani, sociali.
Vietato occuparsene, l’Italia come un cagnetto fedele, che non protesta quando viene preso a calci dal padrone di Washington.
Ma i finti comici alla Gene Gnocchi preferiscono ironizzare su una inesistente ingerenza di Putin e della Russia. Ed è ancora più grave che ad inventarsi queste ingerenze siano quotidiani ed emittenti televisive nazionali.
È però vero che l’alleanza gialloverde mostra evidenti limiti nell’analisi geopolitica. E limiti ancora maggiori nella comunicazione in assoluto ed in quella sulla politica estera in particolare.
All’offensiva mediatica dei Tg ancora fedeli al Pd e di quelli controllati da Berlusconi, il Movimento 5 Stelle risponde con i social e la Lega non risponde affatto perché non sa gestire la comunicazione. Eppure hanno vinto e la Lega continua a vincere nelle elezioni locali.
Non si sa sino a quando potrà reggere una simile situazione paradossale. Perché è sufficiente un errore della coalizione gialloverde per scatenare una offensiva generale che, con il tempo, rischia di incrinare la fiducia degli elettori. Che, per il momento, sono ancora troppo disgustati dalle vicende di Maria Elena Etruria (Boschi) o dall’inadeguatezza di Fedeli e dalle promesse mancate di Renzi.
Con il tempo, però, si scorda il passato e si presta fede alle accuse nuove che i media riversano senza tregua e, soprattutto, senza contraddittorio.
Le sanzioni Usa all’Iran costano all’Italia più di 30 miliardi
Gentiloni, nonostante sia ormai abbondantemente scaduto, non perde occasione per ribadire che l’Italia ha l’obbligo di proseguire sulla strada fallimentare indicata dal suo governo. E Sergio Mattarella insiste sulla collocazione internazionale dell’Italia, sostenuto da giornali e tv.
Tutti insieme appassionatamente, impegnati a gridare “al lupo, al lupo” per l’arrivo dei nuovi barbari.
Barbari pronti a varare provvedimenti che costeranno all’Italia decine e decine di miliardi di euro.
Tutti muti, invece, se si tratta di fare i conti sui costi delle criminali misure decise unilateralmente dagli Usa e da Trump contro Teheran. Eppure il conto è estremamente pesante per l’Italia: oltre 30 miliardi di euro. E questo è solo il valore delle commesse. Ma devono essere aggiunti i costi che deriveranno dalla cancellazione dei contratti. Disoccupazione, mancate assunzioni, costi umani, sociali.
Vietato occuparsene, l’Italia come un cagnetto fedele, che non protesta quando viene preso a calci dal padrone di Washington.
Ma i finti comici alla Gene Gnocchi preferiscono ironizzare su una inesistente ingerenza di Putin e della Russia. Ed è ancora più grave che ad inventarsi queste ingerenze siano quotidiani ed emittenti televisive nazionali.
È però vero che l’alleanza gialloverde mostra evidenti limiti nell’analisi geopolitica. E limiti ancora maggiori nella comunicazione in assoluto ed in quella sulla politica estera in particolare.
All’offensiva mediatica dei Tg ancora fedeli al Pd e di quelli controllati da Berlusconi, il Movimento 5 Stelle risponde con i social e la Lega non risponde affatto perché non sa gestire la comunicazione. Eppure hanno vinto e la Lega continua a vincere nelle elezioni locali.
Non si sa sino a quando potrà reggere una simile situazione paradossale. Perché è sufficiente un errore della coalizione gialloverde per scatenare una offensiva generale che, con il tempo, rischia di incrinare la fiducia degli elettori. Che, per il momento, sono ancora troppo disgustati dalle vicende di Maria Elena Etruria (Boschi) o dall’inadeguatezza di Fedeli e dalle promesse mancate di Renzi.
Con il tempo, però, si scorda il passato e si presta fede alle accuse nuove che i media riversano senza tregua e, soprattutto, senza contraddittorio.
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Augusto Grandi
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