Pochi turisti a Torino? Colpa dei collegamenti. Pochi investimenti? Colpa dei collegamenti. Stipendi troppo bassi? Colpa dei collegamenti.
Non ha fantasia il sistema Torino che, di fronte ai disastrosi risultati emersi dall’annuale Rapporto Rota, ha accuratamente evitato di assumersi le responsabilità.
Il terziario subalpino è a livelli infimi, la crescita è pressoché inesistente, le aziende più avanzate se ne vanno e solo poche resistono.
Peccato, per gli oligarchi torinesi che i confronti non siano stati effettuati con qualche realtà cinese, giapponese, statunitense, tedesca. O, al contrario, con i Paesi in cui la manodopera è sfruttata più che in Italia. Perché, in tal caso, il sindaco di Torino, il presidente del Piemonte e il presidente degli industriali subalpini avrebbero potuto appigliarsi alla diversità delle norme, delle leggi, del sistema Paese.
Macché, Torino è perdente nei confronti di tutte le altre grandi città dell’Italia del Nord. A Milano, ad esempio, le retribuzioni sono decisamente più elevate per i professionisti che operano nel terziario, per chi si occupa di cultura, per chi fa ricerca, per chi lavora nella logistica.
Difficile per Gallina, presidente dell’Unione industriale di Torino, continuare a sostenere che tutto questo è colpa di Toninelli che ha fermato la Tav. I livelli delle retribuzioni non li decide Toninelli e neppure gli altri ministri. Ma quelli che a Milano si definiscono “investimenti”, a Torino si chiamano “spese superflue da eliminare”.
E allora il sindaco torinese, Chiara Appendino, visto che non può attaccare i 5 Stelle perché è il suo partito, se la prende con Milano, troppo aggressiva e impegnata a scippare tutto al capoluogo piemontese. Aggressiva perché offre stipendi più alti? Perché propone contratti più convenienti?
L’alta velocità tra Torino e Milano esiste, non trasporta merci ma esclusivamente passeggeri. Che partono in massa da Torino ogni mattina per andare a lavorare a Milano e tornando la sera a dormire in Piemonte. Sono pochissimi quelli che seguono il percorso inverso.
Gallina, Chiamparino, Appendino hanno provato a chiedersi il perché? Forse perché i prenditori torinesi sono troppo taccagni e non “investono sulle risorse umane”, come dicono loro, che significa che pagano poco, come dicono i lavoratori?
Quanto al turismo, il rapporto Rota evidenzia la drammatica carenza di posti letto in hotel a 4 e 5 stelle. È evidente che la responsabilità è degli investitori, o della città che non è considerata sufficientemente attrattiva. Ma per il trio Lescano la colpa è dei collegamenti. I binari e le autostrade non sono in condizione diversa da Venezia, ma la città lagunare ha parecchi milioni di turisti in più e in una città molto più piccola.
Allora forse sarebbe il caso di smettere di illudersi che uno vale uno e che una città turistica valga un’altra. Se poi i treni che arrivano a Torino sono insufficienti, forse dipende dai contratti tra Regione e Ferrovie, non dalla cattiveria di Toninelli. Se l’aeroporto di Torino ha pochi voli e pochi passeggeri rispetto a città italiane molto più piccole, dipende da una privatizzazione sbagliata e da pessime gestioni private. Ma il trio Lescano fa finta di niente.
Lavoratori poco pagati a Torino? Per il trio Lescano è colpa di Milano che paga troppo
Pochi turisti a Torino? Colpa dei collegamenti. Pochi investimenti? Colpa dei collegamenti. Stipendi troppo bassi? Colpa dei collegamenti.
Non ha fantasia il sistema Torino che, di fronte ai disastrosi risultati emersi dall’annuale Rapporto Rota, ha accuratamente evitato di assumersi le responsabilità.
Il terziario subalpino è a livelli infimi, la crescita è pressoché inesistente, le aziende più avanzate se ne vanno e solo poche resistono.
Peccato, per gli oligarchi torinesi che i confronti non siano stati effettuati con qualche realtà cinese, giapponese, statunitense, tedesca. O, al contrario, con i Paesi in cui la manodopera è sfruttata più che in Italia. Perché, in tal caso, il sindaco di Torino, il presidente del Piemonte e il presidente degli industriali subalpini avrebbero potuto appigliarsi alla diversità delle norme, delle leggi, del sistema Paese.
Macché, Torino è perdente nei confronti di tutte le altre grandi città dell’Italia del Nord. A Milano, ad esempio, le retribuzioni sono decisamente più elevate per i professionisti che operano nel terziario, per chi si occupa di cultura, per chi fa ricerca, per chi lavora nella logistica.
Difficile per Gallina, presidente dell’Unione industriale di Torino, continuare a sostenere che tutto questo è colpa di Toninelli che ha fermato la Tav. I livelli delle retribuzioni non li decide Toninelli e neppure gli altri ministri. Ma quelli che a Milano si definiscono “investimenti”, a Torino si chiamano “spese superflue da eliminare”.
E allora il sindaco torinese, Chiara Appendino, visto che non può attaccare i 5 Stelle perché è il suo partito, se la prende con Milano, troppo aggressiva e impegnata a scippare tutto al capoluogo piemontese. Aggressiva perché offre stipendi più alti? Perché propone contratti più convenienti?
L’alta velocità tra Torino e Milano esiste, non trasporta merci ma esclusivamente passeggeri. Che partono in massa da Torino ogni mattina per andare a lavorare a Milano e tornando la sera a dormire in Piemonte. Sono pochissimi quelli che seguono il percorso inverso.
Gallina, Chiamparino, Appendino hanno provato a chiedersi il perché? Forse perché i prenditori torinesi sono troppo taccagni e non “investono sulle risorse umane”, come dicono loro, che significa che pagano poco, come dicono i lavoratori?
Quanto al turismo, il rapporto Rota evidenzia la drammatica carenza di posti letto in hotel a 4 e 5 stelle. È evidente che la responsabilità è degli investitori, o della città che non è considerata sufficientemente attrattiva. Ma per il trio Lescano la colpa è dei collegamenti. I binari e le autostrade non sono in condizione diversa da Venezia, ma la città lagunare ha parecchi milioni di turisti in più e in una città molto più piccola.
Allora forse sarebbe il caso di smettere di illudersi che uno vale uno e che una città turistica valga un’altra. Se poi i treni che arrivano a Torino sono insufficienti, forse dipende dai contratti tra Regione e Ferrovie, non dalla cattiveria di Toninelli. Se l’aeroporto di Torino ha pochi voli e pochi passeggeri rispetto a città italiane molto più piccole, dipende da una privatizzazione sbagliata e da pessime gestioni private. Ma il trio Lescano fa finta di niente.
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Augusto Grandi
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