E ai tempi supplementari la manovra economica ha finalmente visto la luce. Una prima luce, perché poi sarà compito del Parlamento provvedere alle modifiche.
Ma almeno si è avviato il procedimento che porterà ad una bocciatura annunciata da parte di Jean Claude Juncker e compagni di merenda. I cultori del rigore ad ogni costo, soprattutto quando il rigore lo impongono loro ed i costi li paghiamo noi.
Già, perché mentre Juncker voleva farci bere le sue ricette, Eurostat (non la Lega o il Movimento 5 Stelle) comunicava che l’Italia, grazie alle politiche di austerità imposte dagli euro cialtroni era il Paese con la maggior crescita dei cittadini a rischio povertà ed esclusione.
Nell’era Pd il numero è cresciuto di due milioni e mezzo superando complessivamente i 17 milioni di abitanti italiani. In termini assoluti non ci batte nessuno, in termini percentuali solo la Grecia è riuscita a far peggio di noi seguendo le indicazioni del “santo bevitore” lussemburghese e della Troika.
Eppure Bruxelles pretende che l’Italia prosegua su questa strada dell’impoverimento progressivo. Una pretesa che piace a Tajani ed al Pd, oltre che a Bonino. Peccato, per loro, che non piaccia agli italiani.
Ovviamente non sarà sufficiente la manovra governativa a rivoluzionare la situazione. Come ha sottolineato Giuseppe Conte, nella migliore delle ipotesi la manovra garantirà la pace sociale su cui andrà costruita la ripresa.
Ma tocca alla società civile, alle parti sociali, provvedere al rilancio. Era stato Antonello Marzolla, segretario generale Usarci e consigliere Enasarco a sollecitare un intervento diretto delle casse professionali per investire nel rilancio italiano.
Ma forse era una proposta troppo coraggiosa per una società civile composta da prenditori sempre pronti ad incassare denaro pubblico e sempre refrattari ad investire risorse private.
Perché siamo ai vertici della povertà europea ma siamo in fondo alle classifiche degli investimenti, anche privati. Però, se si facesse una classifica delle lamentele e dei piagnistei, probabilmente conquisteremmo un primato mondiale proprio tra le categorie teoricamente produttive. Quelle sempre pronte a fare, peccato che manchi sempre un particolare per poter iniziare. E senza nemmeno scomodare la politica, con una opposizione che, se il governo giallo verde trovasse una cura contro il cancro, scenderebbe in piazza per solidarizzare con il cancro.
Il rigore ha fatto crescere la povertà. Juncker: continuate così
E ai tempi supplementari la manovra economica ha finalmente visto la luce. Una prima luce, perché poi sarà compito del Parlamento provvedere alle modifiche.
Ma almeno si è avviato il procedimento che porterà ad una bocciatura annunciata da parte di Jean Claude Juncker e compagni di merenda. I cultori del rigore ad ogni costo, soprattutto quando il rigore lo impongono loro ed i costi li paghiamo noi.
Già, perché mentre Juncker voleva farci bere le sue ricette, Eurostat (non la Lega o il Movimento 5 Stelle) comunicava che l’Italia, grazie alle politiche di austerità imposte dagli euro cialtroni era il Paese con la maggior crescita dei cittadini a rischio povertà ed esclusione.
Nell’era Pd il numero è cresciuto di due milioni e mezzo superando complessivamente i 17 milioni di abitanti italiani. In termini assoluti non ci batte nessuno, in termini percentuali solo la Grecia è riuscita a far peggio di noi seguendo le indicazioni del “santo bevitore” lussemburghese e della Troika.
Eppure Bruxelles pretende che l’Italia prosegua su questa strada dell’impoverimento progressivo. Una pretesa che piace a Tajani ed al Pd, oltre che a Bonino. Peccato, per loro, che non piaccia agli italiani.
Ovviamente non sarà sufficiente la manovra governativa a rivoluzionare la situazione. Come ha sottolineato Giuseppe Conte, nella migliore delle ipotesi la manovra garantirà la pace sociale su cui andrà costruita la ripresa.
Ma tocca alla società civile, alle parti sociali, provvedere al rilancio. Era stato Antonello Marzolla, segretario generale Usarci e consigliere Enasarco a sollecitare un intervento diretto delle casse professionali per investire nel rilancio italiano.
Ma forse era una proposta troppo coraggiosa per una società civile composta da prenditori sempre pronti ad incassare denaro pubblico e sempre refrattari ad investire risorse private.
Perché siamo ai vertici della povertà europea ma siamo in fondo alle classifiche degli investimenti, anche privati. Però, se si facesse una classifica delle lamentele e dei piagnistei, probabilmente conquisteremmo un primato mondiale proprio tra le categorie teoricamente produttive. Quelle sempre pronte a fare, peccato che manchi sempre un particolare per poter iniziare. E senza nemmeno scomodare la politica, con una opposizione che, se il governo giallo verde trovasse una cura contro il cancro, scenderebbe in piazza per solidarizzare con il cancro.
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Augusto Grandi
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