È brutto invecchiare, anche se l’alternativa non è granché. Il corpo non risponde più e la mente tende a dimenticare tutto. Perlomeno tutto ciò che non fa comodo ricordare. Se poi si è vecchi giornalisti, il disastro è completo. Lo si può notare in questi giorni, con la categoria impegnata a difendere le scelte carcerarie del governo degli Incapaci nei confronti dei giovani. Lamorgese e Bellanova hanno favorito la diffusione del Covid favorendo l’invasione, ma sul banco mediatico degli imputati finiscono i ragazzi colpevoli di volersi divertire.
“Rinunciate a divertirvi quest’anno per potervi divertire i prossimi anni”. “Si può stare insieme anche senza abbracciarsi o senza cenare a distanza ravvicinata”. I consigli degli anziani terrorizzati sono tutti di questo tipo. Ed è divertente pensare a come, i giornalisti tanto per bene e tanto prudenti, hanno affrontato l’emergenza Aids. Quando erano giovani e sicuri che cambiare partner ogni notte non rappresentava un rischio, perché l’Aids colpiva non solo gli altri, ma proprio le altre città, le altre regioni. Mai che i futuri vecchi timorosi pensassero a rinunciare, a rinviare. Ogni lasciata è persa, questo era il loro motto di allora.
Ma aveva ragione De Andrè: la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio. Ed evidentemente i moralisti di oggi non sono più in grado di offrire esempi di trasgressione. Dunque non vogliono che altri possano divertirsi. Sesso a distanza, minestrine con il dado invece di cene luculliane, ma soprattutto niente discoteche. Il che non sarebbe una tragedia in assoluto, a parte i problemi dei gestori. Sono sparite le balere, è scomparso il ballo a palchetto (le eccezioni sono, appunto, eccezioni), sono quasi svanite le case del lisssio, i dancing sono un ricordo lontano. Il mondo forse andrebbe avanti anche senza discoteche, soprattutto senza quei locali che si sono trasformati in punti di smercio di droghe varie.
Non è necessaria una discoteca che apre a mezzanotte per far ritrovare i ragazzi. Basta una piazza, una spiaggia, una radura con un falò. La voglia di stare insieme conta più dei locali alla moda. Però i moralisti che hanno scordato la propria giovinezza e la propria amoralità non possono pretendere di tenere lontani i ragazzi solo perché, da critici invecchiati, hanno paura di qualsiasi acciacco. È da perfetti idioti pretendere che i giovani si amino tra un anno, si abbraccino con il permesso del lìder minimo, si bacino solo se Speranza lo concede. E se proprio si è terrorizzati, basta chiudersi in casa e attendere in tutta tranquillità che la morte arrivi. Perché, prima o poi, arriva anche per chi ha paura di vivere.
Vietato divertirsi: i giornalisti hanno dimenticato i cattivi esempi
È brutto invecchiare, anche se l’alternativa non è granché. Il corpo non risponde più e la mente tende a dimenticare tutto. Perlomeno tutto ciò che non fa comodo ricordare. Se poi si è vecchi giornalisti, il disastro è completo. Lo si può notare in questi giorni, con la categoria impegnata a difendere le scelte carcerarie del governo degli Incapaci nei confronti dei giovani. Lamorgese e Bellanova hanno favorito la diffusione del Covid favorendo l’invasione, ma sul banco mediatico degli imputati finiscono i ragazzi colpevoli di volersi divertire.
“Rinunciate a divertirvi quest’anno per potervi divertire i prossimi anni”. “Si può stare insieme anche senza abbracciarsi o senza cenare a distanza ravvicinata”. I consigli degli anziani terrorizzati sono tutti di questo tipo. Ed è divertente pensare a come, i giornalisti tanto per bene e tanto prudenti, hanno affrontato l’emergenza Aids. Quando erano giovani e sicuri che cambiare partner ogni notte non rappresentava un rischio, perché l’Aids colpiva non solo gli altri, ma proprio le altre città, le altre regioni. Mai che i futuri vecchi timorosi pensassero a rinunciare, a rinviare. Ogni lasciata è persa, questo era il loro motto di allora.
Ma aveva ragione De Andrè: la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio. Ed evidentemente i moralisti di oggi non sono più in grado di offrire esempi di trasgressione. Dunque non vogliono che altri possano divertirsi. Sesso a distanza, minestrine con il dado invece di cene luculliane, ma soprattutto niente discoteche. Il che non sarebbe una tragedia in assoluto, a parte i problemi dei gestori. Sono sparite le balere, è scomparso il ballo a palchetto (le eccezioni sono, appunto, eccezioni), sono quasi svanite le case del lisssio, i dancing sono un ricordo lontano. Il mondo forse andrebbe avanti anche senza discoteche, soprattutto senza quei locali che si sono trasformati in punti di smercio di droghe varie.
Non è necessaria una discoteca che apre a mezzanotte per far ritrovare i ragazzi. Basta una piazza, una spiaggia, una radura con un falò. La voglia di stare insieme conta più dei locali alla moda. Però i moralisti che hanno scordato la propria giovinezza e la propria amoralità non possono pretendere di tenere lontani i ragazzi solo perché, da critici invecchiati, hanno paura di qualsiasi acciacco. È da perfetti idioti pretendere che i giovani si amino tra un anno, si abbraccino con il permesso del lìder minimo, si bacino solo se Speranza lo concede. E se proprio si è terrorizzati, basta chiudersi in casa e attendere in tutta tranquillità che la morte arrivi. Perché, prima o poi, arriva anche per chi ha paura di vivere.
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Augusto Grandi
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