Il governo Conte è nato, tra mille polemiche e ancor più timori. Timori creati ad arte, da chi si è ritrovato escluso; creati da giornalisti che sparano idiozie su un inesistente Valhalla islamico, che cancellano una parte dell’articolo 1 della costituzione; che ignorano il bail-in ma lo spiegano ugualmente. Tutti costoro sono schierati contro i gialloverdi, accusati di mancanza di esperienza e di scarsa preparazione.
È un po’ come nelle ricerche di personale che deve essere neolaureato ma con esperienza, giovane ma con tanti anni di attività alle spalle. Se possono governare solo quelli che hanno già governato (male), siamo condannati all’immobilismo eterno, alle mummie conservate nei ministeri.
Non che le accuse di impreparazione siano sempre ingiustificate. Ma è ridicolo che a sostenerle siano proprio quei giornalisti che non spiccano per competenza sui vari temi ma solo per presenzialismo ossessivo.
Dopodiché diventa difficile fingere di non vedere le voragini per le strade di Roma o la modestia delle proposte culturali a Torino. I cittadini vedono anche la crescente violenza a Milano, ma questa parte sfugge ai giornalisti. Sempre pronti, però, a rimarcare le carenze di preparazione dei pentastellati e dei leghisti. Dando ovviamente per scontato che non si può parlare di cultura quando si riferiscono a Fratelli d’Italia. Forse d’ora in poi si entusiasmeranno per Brunetta, Brambilla, Gelmini, ora che Forza Italia sarà all’opposizione insieme ai guru dell’unica cultura riconosciuta.
Ed i barbari?
Possono anche fregarsene dell’opinione di giornalisti scorretti e faziosi, ma con la realtà devono comunque fare i conti. E non sarà facile. Se vogliono costruire una vera alternativa al sistema di potere imperante, devono smantellarlo e sostituirlo. Non basta lasciarlo vuoto, perché i vuoti si riempiono.
Quando al governo era arrivato il centro destra, non era stato in grado di creare un’alternativa poiché gli interessi erano altri. Dunque la narrazione è rimasta sempre la stessa, che ci si occupasse di economia o di politica internazionale, di letteratura o di alimentazione, di sport o di sociologia, di informazione o di tecnologia. Erano altri gli obiettivi, e giustamente i colpevoli di queste strategie sono stati mandati a casa.
Ora i barbari devono decidere se ripetere i medesimi errori o se rivolgersi agli ampi strati di società civile ignorati sino ad ora ma con professionalità nei campi più diversi.
È ora che l’occupazione televisiva dei fabiofazio finisca, che i baroni universitari sostenitori del pensiero unico obbligatorio vadano a casa, che gli oscarfarinetti smettano di pontificare.
Se invece i barbari si rassegneranno a convivere con i chierici del sistema, perderanno rapidamente la carica innovativa e andranno a casa. Sputacchiati da chi, dalla prossima settimana, si metterà alla ricerca di una verginità gialloverde per far dimenticare il livore espresso sino a ieri.
I barbari alle prese con l’alternativa al sistema di potere
Il governo Conte è nato, tra mille polemiche e ancor più timori. Timori creati ad arte, da chi si è ritrovato escluso; creati da giornalisti che sparano idiozie su un inesistente Valhalla islamico, che cancellano una parte dell’articolo 1 della costituzione; che ignorano il bail-in ma lo spiegano ugualmente. Tutti costoro sono schierati contro i gialloverdi, accusati di mancanza di esperienza e di scarsa preparazione.
È un po’ come nelle ricerche di personale che deve essere neolaureato ma con esperienza, giovane ma con tanti anni di attività alle spalle. Se possono governare solo quelli che hanno già governato (male), siamo condannati all’immobilismo eterno, alle mummie conservate nei ministeri.
Non che le accuse di impreparazione siano sempre ingiustificate. Ma è ridicolo che a sostenerle siano proprio quei giornalisti che non spiccano per competenza sui vari temi ma solo per presenzialismo ossessivo.
Dopodiché diventa difficile fingere di non vedere le voragini per le strade di Roma o la modestia delle proposte culturali a Torino. I cittadini vedono anche la crescente violenza a Milano, ma questa parte sfugge ai giornalisti. Sempre pronti, però, a rimarcare le carenze di preparazione dei pentastellati e dei leghisti. Dando ovviamente per scontato che non si può parlare di cultura quando si riferiscono a Fratelli d’Italia. Forse d’ora in poi si entusiasmeranno per Brunetta, Brambilla, Gelmini, ora che Forza Italia sarà all’opposizione insieme ai guru dell’unica cultura riconosciuta.
Ed i barbari?
Possono anche fregarsene dell’opinione di giornalisti scorretti e faziosi, ma con la realtà devono comunque fare i conti. E non sarà facile. Se vogliono costruire una vera alternativa al sistema di potere imperante, devono smantellarlo e sostituirlo. Non basta lasciarlo vuoto, perché i vuoti si riempiono.
Quando al governo era arrivato il centro destra, non era stato in grado di creare un’alternativa poiché gli interessi erano altri. Dunque la narrazione è rimasta sempre la stessa, che ci si occupasse di economia o di politica internazionale, di letteratura o di alimentazione, di sport o di sociologia, di informazione o di tecnologia. Erano altri gli obiettivi, e giustamente i colpevoli di queste strategie sono stati mandati a casa.
Ora i barbari devono decidere se ripetere i medesimi errori o se rivolgersi agli ampi strati di società civile ignorati sino ad ora ma con professionalità nei campi più diversi.
È ora che l’occupazione televisiva dei fabiofazio finisca, che i baroni universitari sostenitori del pensiero unico obbligatorio vadano a casa, che gli oscarfarinetti smettano di pontificare.
Se invece i barbari si rassegneranno a convivere con i chierici del sistema, perderanno rapidamente la carica innovativa e andranno a casa. Sputacchiati da chi, dalla prossima settimana, si metterà alla ricerca di una verginità gialloverde per far dimenticare il livore espresso sino a ieri.
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Augusto Grandi
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