La grande ripresa italiana, il rilancio dell’occupazione e della crescita economica ha come simbolo l’Embraco (gruppo Whirlpool) di Riva di Chieri, nel Torinese
Centinaia di lavoratori che perderanno il posto, e con scarsissime possibilità di ottenerne uno nuovo in tempi decenti, perché la multinazionale degli elettrodomestici ha deciso di delocalizzare e di spostare questa produzione in Slovacchia. Non è l’unico caso in Italia, ovviamente, ma sta diventando un simbolo per tutti.
Non è neppure interessante l’intervento dell’Unione europea per valutare se la Slovacchia è intervenuta o meno con aiuti di Stato al gruppo Whirlpool.
Perché la scelta della multinazionale prescinde da eventuali aiuti ed è legata ad altri fattori
A partire da quelli legati al salario. Le basse retribuzioni dei lavoratori italiani sono state considerate eccessive da chi sogna di far lavorare solo gli schiavi. Ma, ancora più preoccupante per l’Italia, Whirlpool non si preoccupa neppure di eventuali boicottaggi da parte dei consumatori di casa nostra: non siamo più un mercato imprescindibile perché le basse retribuzioni non favoriscono i consumi.
Andrà sempre peggio, al di là delle promesse elettorali su mirabolanti elargizioni
La realtà è fatta da salari in caduta libera, soprattutto per i giovani. La “generazione mille euro” di pochi anni orsono ha lasciato il campo a chi i mille euro se li sogna soltanto, tra occupazioni precarie, stages non retribuiti, sfruttamento generalizzato. Si prendono in giro i giovani con offerte di lavoro che “fanno curriculum” ma non fanno reddito perché rigorosamente senza salario.
Meravigliosi effetti di una globalizzazione che l’Italia ha subito e non governato. Mentre i giovani cervelli italiani fuggivano verso Paesi dove il merito e la qualità sono apprezzati e premiati, nel nostro Paese si importavano braccia da sfruttare. Peccato che, con questi livelli retributivi, il mercato italiano diventi poco interessante per chi deve vendere mentre per la produzione ci sono altri Paesi dove la vita costa meno e sono sufficienti salari più bassi.
Una strategia suicida, quella dell’economia italiana
Embraco è solo un simbolo, non sarà sicuramente l’ultimo episodio di un declino che, senza una totale inversione di rotta, penalizzerà sempre di più la “generazione rassegnata” in un’Italia che piace di meno perché è sempre più banale.
Embraco simbolo di un’Italia banale
La grande ripresa italiana, il rilancio dell’occupazione e della crescita economica ha come simbolo l’Embraco (gruppo Whirlpool) di Riva di Chieri, nel Torinese
Centinaia di lavoratori che perderanno il posto, e con scarsissime possibilità di ottenerne uno nuovo in tempi decenti, perché la multinazionale degli elettrodomestici ha deciso di delocalizzare e di spostare questa produzione in Slovacchia. Non è l’unico caso in Italia, ovviamente, ma sta diventando un simbolo per tutti.
Non è neppure interessante l’intervento dell’Unione europea per valutare se la Slovacchia è intervenuta o meno con aiuti di Stato al gruppo Whirlpool.
Perché la scelta della multinazionale prescinde da eventuali aiuti ed è legata ad altri fattori
A partire da quelli legati al salario. Le basse retribuzioni dei lavoratori italiani sono state considerate eccessive da chi sogna di far lavorare solo gli schiavi. Ma, ancora più preoccupante per l’Italia, Whirlpool non si preoccupa neppure di eventuali boicottaggi da parte dei consumatori di casa nostra: non siamo più un mercato imprescindibile perché le basse retribuzioni non favoriscono i consumi.
Andrà sempre peggio, al di là delle promesse elettorali su mirabolanti elargizioni
La realtà è fatta da salari in caduta libera, soprattutto per i giovani. La “generazione mille euro” di pochi anni orsono ha lasciato il campo a chi i mille euro se li sogna soltanto, tra occupazioni precarie, stages non retribuiti, sfruttamento generalizzato. Si prendono in giro i giovani con offerte di lavoro che “fanno curriculum” ma non fanno reddito perché rigorosamente senza salario.
Meravigliosi effetti di una globalizzazione che l’Italia ha subito e non governato. Mentre i giovani cervelli italiani fuggivano verso Paesi dove il merito e la qualità sono apprezzati e premiati, nel nostro Paese si importavano braccia da sfruttare. Peccato che, con questi livelli retributivi, il mercato italiano diventi poco interessante per chi deve vendere mentre per la produzione ci sono altri Paesi dove la vita costa meno e sono sufficienti salari più bassi.
Una strategia suicida, quella dell’economia italiana
Embraco è solo un simbolo, non sarà sicuramente l’ultimo episodio di un declino che, senza una totale inversione di rotta, penalizzerà sempre di più la “generazione rassegnata” in un’Italia che piace di meno perché è sempre più banale.
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Augusto Grandi
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