Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, insiste sulla riforma del trattato di Dublino sull’immigrazione. Perché gli italiani, in stragrande maggioranza nonostante Amendola e Saviano (o forse proprio per questo), sono contrari all’invasione senza limiti favorita da Boldrine e Del Rio.
Ma il disastro provocato dagli ultimi governi pesa sulle decisioni europee. Perché – ricorda Conte – solo il 7% di chi arriva in Italia ha diritto alla protezione ma il 93% restante non viene rimpatriato.
Ovvio che il resto d’Europa non abbia voglia di farsi carico di quel 93%. Mentre chi ha diritto alla protezione internazionale può anche essere suddiviso tra i Paesi europei. Che, però, in alcuni casi dimostrano una assoluta malafede.
A partire dal Toy Boy di Parigi per arrivare al nuovo premier spagnolo. I due protestano se l’Italia respinge chi non ha diritto, ma protestano pure se l’Italia vuole spedirli in Francia o Spagna.
Una strategia comprensibile, la loro. Perché trasformare l’Italia in un immenso campo profughi significa indebolire il nostro Paese, impoverirlo, renderlo meno competitivo. E Francia e Spagna hanno produzioni – industriali, agricole, artigianali – sovrapponibili a quelle italiane, dunque concorrenziali. Così come è evidente la concorrenza nel settore turistico e di molti settori del terziario.
Impoverire l’Italia, favorire la fuga dei cervelli e l’arrivo di manodopera non qualificata significa ridurre progressivamente la capacità italiana di competere, di creare problemi a chi, in questa fase, è ancora alle spalle del nostro Paese in ambito industriale.
Così Confindustria, da Viale Astronomia, rivede già al ribasso le stime di crescita del Pil italiano ma le aziende associate si guardano bene dall’investire in personale di qualità; dal pagare adeguatamente i dipendenti laureati o comunque specializzati; dall’investire in ricerca e sviluppo. Precariato e sfruttamento dei migranti non fanno crescere la qualità e senza qualità non cresce l’economia.
Non è un caso che proprio gli imprenditori, attraverso gli organi di informazione che controllano, siano in prima fila per difendere gli sbarchi senza fine, senza controllo. Per poter disporre di un esercito industriale di riserva, disperato, disposto a tutto. Ma senza qualità.
Conte non sa che il nemico dell’Italia è in Viale Astronomia
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, insiste sulla riforma del trattato di Dublino sull’immigrazione. Perché gli italiani, in stragrande maggioranza nonostante Amendola e Saviano (o forse proprio per questo), sono contrari all’invasione senza limiti favorita da Boldrine e Del Rio.
Ma il disastro provocato dagli ultimi governi pesa sulle decisioni europee. Perché – ricorda Conte – solo il 7% di chi arriva in Italia ha diritto alla protezione ma il 93% restante non viene rimpatriato.
Ovvio che il resto d’Europa non abbia voglia di farsi carico di quel 93%. Mentre chi ha diritto alla protezione internazionale può anche essere suddiviso tra i Paesi europei. Che, però, in alcuni casi dimostrano una assoluta malafede.
A partire dal Toy Boy di Parigi per arrivare al nuovo premier spagnolo. I due protestano se l’Italia respinge chi non ha diritto, ma protestano pure se l’Italia vuole spedirli in Francia o Spagna.
Una strategia comprensibile, la loro. Perché trasformare l’Italia in un immenso campo profughi significa indebolire il nostro Paese, impoverirlo, renderlo meno competitivo. E Francia e Spagna hanno produzioni – industriali, agricole, artigianali – sovrapponibili a quelle italiane, dunque concorrenziali. Così come è evidente la concorrenza nel settore turistico e di molti settori del terziario.
Impoverire l’Italia, favorire la fuga dei cervelli e l’arrivo di manodopera non qualificata significa ridurre progressivamente la capacità italiana di competere, di creare problemi a chi, in questa fase, è ancora alle spalle del nostro Paese in ambito industriale.
Così Confindustria, da Viale Astronomia, rivede già al ribasso le stime di crescita del Pil italiano ma le aziende associate si guardano bene dall’investire in personale di qualità; dal pagare adeguatamente i dipendenti laureati o comunque specializzati; dall’investire in ricerca e sviluppo. Precariato e sfruttamento dei migranti non fanno crescere la qualità e senza qualità non cresce l’economia.
Non è un caso che proprio gli imprenditori, attraverso gli organi di informazione che controllano, siano in prima fila per difendere gli sbarchi senza fine, senza controllo. Per poter disporre di un esercito industriale di riserva, disperato, disposto a tutto. Ma senza qualità.
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Augusto Grandi
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Il radioattivo
con Alessio
Fatevi contaminare dalla radioattività di Alessio.
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