I soldi europei? In regalo senza condizioni. Beh, magari non proprio in regalo, perché anche quelli a fondo perduto hanno bisogno di copertura e, dunque, anche l’Italia dovrà aumentare i contributi. E anche le condizioni non sono proprio inesistenti. Ma occorre solo verificare che i soldi europei servano per gli scopi previsti e non per altro.
In effetti qualche piccola condizione in più ci sarebbe: l’Italia deve fare le riforme che vuole Bruxelles. E deve anche mettere a posto i conti.
Cari italiani, la Troika sta tornando. E non per farci un favore. Eppure sino a pochi giorni orsono tutti si affannavano a ribadire che l’Italia sarebbe stata sommersa da montagne di denaro in regalo. O con prestiti a tasso zero. Il tutto senza condizioni. Facciamo a fidarci! Siamo tutti europei, che diamine, mica veniamo a controllare come spendete i soldi che vi diamo. Poi, piano piano, sono emerse le perplessità, e non solo da parte dei Paesi Sado (Svezia, Austria, Danimarca e Olanda).
Perplessità anche comprensibili, in alcuni casi. Non è che l’Europa mette a disposizione montagne di soldi per favorire l’assunzione di altri battaglioni di forestali in Calabria, per aumentare la spesa dell’assemblea regionale siciliana, per costruire cattedrali nel deserto in ogni parte d’Italia. Basta con gli impianti sportivi faraonici e mai entrati in funzione. Basta con orrendi capannoni industriali abbandonati prima ancora di avviare l’attività.
La ripresa non passa attraverso questi sprechi colossali e continui. Fin qui, tutto giusto. Poi, però, i Sado e pure la Bce hanno deciso di spingersi oltre. Tanto avevano a che fare con il lìder minimo, con Giggino, con Gualtieri. Ed ora pretendono riforme strutturali. Dalla giustizia (sacrosanto!) alla previdenza, al fisco.
Oggettivamente diventa difficile dar torto a chi si indigna per una giustizia ingiusta, a chi resta basito di fronte all’evasione fiscale e, ancor più, di fronte al dilagare del lavoro nero e dello sfruttamento. Di fronte ad una scuola imbarazzante. Ma è accettabile che queste correzioni di rotta debbano essere imposte dall’Unione europea e dalla Bce perché i politici italiani si rifiutano di intervenire?
Il disastro della giustizia non è stato corretto dai governi dei diversi colori; la scuola è stata bistrattata dalla sinistra, dal centro e dalla destra; l’ambiente è un fastidio per tutti; il lavoro nero si è affrontato con un’alzata di spalle. Parole a fiumi, fatti inesistenti. Si costruiscono le cattedrali nel deserto e si tagliano i fondi per la ricerca, per la formazione, per le case popolari, per l’assistenza. È davvero così strano che qualcuno chieda conto di tutto questo?
Arriva la Troika perché l’Italia non vuol rinunciare agli sprechi
I soldi europei? In regalo senza condizioni. Beh, magari non proprio in regalo, perché anche quelli a fondo perduto hanno bisogno di copertura e, dunque, anche l’Italia dovrà aumentare i contributi. E anche le condizioni non sono proprio inesistenti. Ma occorre solo verificare che i soldi europei servano per gli scopi previsti e non per altro.
In effetti qualche piccola condizione in più ci sarebbe: l’Italia deve fare le riforme che vuole Bruxelles. E deve anche mettere a posto i conti.
Cari italiani, la Troika sta tornando. E non per farci un favore. Eppure sino a pochi giorni orsono tutti si affannavano a ribadire che l’Italia sarebbe stata sommersa da montagne di denaro in regalo. O con prestiti a tasso zero. Il tutto senza condizioni. Facciamo a fidarci! Siamo tutti europei, che diamine, mica veniamo a controllare come spendete i soldi che vi diamo. Poi, piano piano, sono emerse le perplessità, e non solo da parte dei Paesi Sado (Svezia, Austria, Danimarca e Olanda).
Perplessità anche comprensibili, in alcuni casi. Non è che l’Europa mette a disposizione montagne di soldi per favorire l’assunzione di altri battaglioni di forestali in Calabria, per aumentare la spesa dell’assemblea regionale siciliana, per costruire cattedrali nel deserto in ogni parte d’Italia. Basta con gli impianti sportivi faraonici e mai entrati in funzione. Basta con orrendi capannoni industriali abbandonati prima ancora di avviare l’attività.
La ripresa non passa attraverso questi sprechi colossali e continui. Fin qui, tutto giusto. Poi, però, i Sado e pure la Bce hanno deciso di spingersi oltre. Tanto avevano a che fare con il lìder minimo, con Giggino, con Gualtieri. Ed ora pretendono riforme strutturali. Dalla giustizia (sacrosanto!) alla previdenza, al fisco.
Oggettivamente diventa difficile dar torto a chi si indigna per una giustizia ingiusta, a chi resta basito di fronte all’evasione fiscale e, ancor più, di fronte al dilagare del lavoro nero e dello sfruttamento. Di fronte ad una scuola imbarazzante. Ma è accettabile che queste correzioni di rotta debbano essere imposte dall’Unione europea e dalla Bce perché i politici italiani si rifiutano di intervenire?
Il disastro della giustizia non è stato corretto dai governi dei diversi colori; la scuola è stata bistrattata dalla sinistra, dal centro e dalla destra; l’ambiente è un fastidio per tutti; il lavoro nero si è affrontato con un’alzata di spalle. Parole a fiumi, fatti inesistenti. Si costruiscono le cattedrali nel deserto e si tagliano i fondi per la ricerca, per la formazione, per le case popolari, per l’assistenza. È davvero così strano che qualcuno chieda conto di tutto questo?
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Augusto Grandi
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