Il rogo della cattedrale di Nantes è doloso. I pompieri hanno trovato 3 inneschi. Troppo presto per accusare qualcuno. Ma non è troppo presto per rendersi conto di chi potrà festeggiare per l’ennesimo incendio che colpisce non solo i simboli della cristianità, ma i simboli dell’Europa nel suo insieme.
Sono simboli che danno fastidio ai Paesi Sado che credono solo al proprio portafoglio; danno fastidio alla gauche caviar che odia ogni riferimento alle radici, ancor più se si tratta di una cattedrale che non assomiglia ad un capannone dismesso.
Potrà gioire l’Avvenire, il quotidiano dei vescovi che ha ospitato l’intervento in cui si difendono gli iconoclasti poiché ciò che conta è solo la parola mentre dipinti, statue ed architetture sono da eliminare; potranno gioire i sostenitori della distruzione di tutto ciò che ricorda la civiltà europea; potrà gioire monsu Bergoglio, sempre infastidito dalle cattedrali gotiche che ricordano una Chiesa molto diversa. E sarà ancora più felice, monsu Bergoglio, se si dovesse scoprire che il responsabile dell’attentato è uno straniero, costretto a bruciare una chiesa per ribadire la propria identità anti europea. O per scaldarsi anche se è estate.
In fondo bruciare una cattedrale non è diverso da abbattere una statua, da impedire la lettura di Dante o di Shakespeare, da obbligare al pensiero unico con il sostegno dei magistrati. Possono esultare gli idioti che rinnegano la storia di un popolo, che si vergognano della cultura europea mentre si ingozzano di ostriche accompagnate dall’immancabile champagne.
Le cattedrali sono un simbolo troppo pericoloso per i sostenitori della globalizzazione, per chi sogna un uomo trasformato in consumatore apolide, identico in ogni parte del mondo. Un simbolo imbarazzante per chi arriva in Europa con l’unico scopo di distruggere tutto, ma facendosi mantenere.
Troppi potenziali incendiari per un solo rogo.
A Nantes brucia un simbolo dell’Europa che non si arrendeva
Il rogo della cattedrale di Nantes è doloso. I pompieri hanno trovato 3 inneschi. Troppo presto per accusare qualcuno. Ma non è troppo presto per rendersi conto di chi potrà festeggiare per l’ennesimo incendio che colpisce non solo i simboli della cristianità, ma i simboli dell’Europa nel suo insieme.
Sono simboli che danno fastidio ai Paesi Sado che credono solo al proprio portafoglio; danno fastidio alla gauche caviar che odia ogni riferimento alle radici, ancor più se si tratta di una cattedrale che non assomiglia ad un capannone dismesso.
Potrà gioire l’Avvenire, il quotidiano dei vescovi che ha ospitato l’intervento in cui si difendono gli iconoclasti poiché ciò che conta è solo la parola mentre dipinti, statue ed architetture sono da eliminare; potranno gioire i sostenitori della distruzione di tutto ciò che ricorda la civiltà europea; potrà gioire monsu Bergoglio, sempre infastidito dalle cattedrali gotiche che ricordano una Chiesa molto diversa. E sarà ancora più felice, monsu Bergoglio, se si dovesse scoprire che il responsabile dell’attentato è uno straniero, costretto a bruciare una chiesa per ribadire la propria identità anti europea. O per scaldarsi anche se è estate.
In fondo bruciare una cattedrale non è diverso da abbattere una statua, da impedire la lettura di Dante o di Shakespeare, da obbligare al pensiero unico con il sostegno dei magistrati. Possono esultare gli idioti che rinnegano la storia di un popolo, che si vergognano della cultura europea mentre si ingozzano di ostriche accompagnate dall’immancabile champagne.
Le cattedrali sono un simbolo troppo pericoloso per i sostenitori della globalizzazione, per chi sogna un uomo trasformato in consumatore apolide, identico in ogni parte del mondo. Un simbolo imbarazzante per chi arriva in Europa con l’unico scopo di distruggere tutto, ma facendosi mantenere.
Troppi potenziali incendiari per un solo rogo.
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Augusto Grandi
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