Agli austriaci ed ai Paesi Sado in genere (Svezia, Austria, Danimarca e Olanda) non piace l’idea che l’Italia possa utilizzare il denaro dell’Unione europea per il bonus turismo e per il reddito di cittadinanza.
Deve essergli sfuggito il bonus monopattino, oppure sanno che alle promesse non seguiranno i fatti e che chi ha pagato per bici e monopattino non verrà rimborsato.
Checchè ne pensino gli austriaci, gli incentivi a favore del turismo italiano potevano essere una misura giusta, per sostenere un settore che vale il 13% del Pil nazionale e che, se riparte, può assorbire una parte dei renitenti alla vanga con reddito di cittadinanza. Il problema, come al solito, è che per predisporre il bonus il governo si è rivolto a dei minus habentes che hanno sbagliato tutto. O forse sono degli esperti che scientemente hanno complicato ogni cosa per evitare un numero eccessivo di richieste.
In ogni caso i bonus, gli incentivi, possono davvero aiutare l’economia, se si elimina il caos burocratico. Il settore dell’auto sta aspettando gli incentivi alla rottamazione e, nell’attesa, le vendite sono azzerate ed il fisco ha perso già alcuni miliardi di tasse sulle nuove vetture. Tipico, con questo governo di incapaci.
Ma non far ripartire i consumi significa bloccare l’economia. Perché la produzione viene esportata solo in minima parte. E se non ripartono produzione e commercio, aumentano in modo esponenziale i denari destinati a mantenere chi sta a casa sul divano. Il reddito di cittadinanza – anche fosse fatto bene e con regole rigorose, controlli seri, punizioni reali – diventa indispensabile per mantenere chi un lavoro non ce l’ha perché non c’è e non perché non lo vuole.
Le imprese vogliono liquidità ma senza un piano di investimenti e di rilancio; per il governo la priorità è mantenere i clandestini; la maggioranza vuole ampliare la platea di chi campa con il reddito di cittadinanza per poter disporre di una massa di elettori da ricattare; le opposizioni non riescono a partorire una sola proposta credibile e si limitano al consueto “meno tasse per tutti”.
Serve più lavoro, servono investimenti, serve creare più ricchezza da distribuire. Invece si dilapida il patrimonio attuale per mantenere i renitenti alla vanga, evitando di combattere il lavoro nero, favorendo le mafie che potranno acquistare per pochi spiccioli industrie, negozi e servizi costretti alla chiusura.
Per pretendere un briciolo di decenza dagli austriaci bisognerebbe ottenere un briciolo di decenza dal lìder minimo e dai dittatorelli.
L’Austria contro il reddito di cittadinanza ed i minus habentes del governo
Agli austriaci ed ai Paesi Sado in genere (Svezia, Austria, Danimarca e Olanda) non piace l’idea che l’Italia possa utilizzare il denaro dell’Unione europea per il bonus turismo e per il reddito di cittadinanza.
Deve essergli sfuggito il bonus monopattino, oppure sanno che alle promesse non seguiranno i fatti e che chi ha pagato per bici e monopattino non verrà rimborsato.
Checchè ne pensino gli austriaci, gli incentivi a favore del turismo italiano potevano essere una misura giusta, per sostenere un settore che vale il 13% del Pil nazionale e che, se riparte, può assorbire una parte dei renitenti alla vanga con reddito di cittadinanza. Il problema, come al solito, è che per predisporre il bonus il governo si è rivolto a dei minus habentes che hanno sbagliato tutto. O forse sono degli esperti che scientemente hanno complicato ogni cosa per evitare un numero eccessivo di richieste.
In ogni caso i bonus, gli incentivi, possono davvero aiutare l’economia, se si elimina il caos burocratico. Il settore dell’auto sta aspettando gli incentivi alla rottamazione e, nell’attesa, le vendite sono azzerate ed il fisco ha perso già alcuni miliardi di tasse sulle nuove vetture. Tipico, con questo governo di incapaci.
Ma non far ripartire i consumi significa bloccare l’economia. Perché la produzione viene esportata solo in minima parte. E se non ripartono produzione e commercio, aumentano in modo esponenziale i denari destinati a mantenere chi sta a casa sul divano. Il reddito di cittadinanza – anche fosse fatto bene e con regole rigorose, controlli seri, punizioni reali – diventa indispensabile per mantenere chi un lavoro non ce l’ha perché non c’è e non perché non lo vuole.
Le imprese vogliono liquidità ma senza un piano di investimenti e di rilancio; per il governo la priorità è mantenere i clandestini; la maggioranza vuole ampliare la platea di chi campa con il reddito di cittadinanza per poter disporre di una massa di elettori da ricattare; le opposizioni non riescono a partorire una sola proposta credibile e si limitano al consueto “meno tasse per tutti”.
Serve più lavoro, servono investimenti, serve creare più ricchezza da distribuire. Invece si dilapida il patrimonio attuale per mantenere i renitenti alla vanga, evitando di combattere il lavoro nero, favorendo le mafie che potranno acquistare per pochi spiccioli industrie, negozi e servizi costretti alla chiusura.
Per pretendere un briciolo di decenza dagli austriaci bisognerebbe ottenere un briciolo di decenza dal lìder minimo e dai dittatorelli.
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Augusto Grandi
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