Ma quanto era bella l’Italia degli Anni 60-70, quando i politici avevano il senso dello Stato e non si sarebbero mai sognati di organizzare una strage mentre erano in maniche di camicia.
Persino i più ridicoli tentativi di golpe prevedevano divise impeccabili. E bisognava essere vestiti con giacca e cravatta mentre si progettava l’omicidio a sangue freddo di ragazzini di 15-16 anni. Perché l’abito fa il monaco e, soprattutto, il politico stragista.
La cravatta è irrinunciabile, per un rappresentante dello Stato. Non importa se riduce la disoccupazione o se ruba: l’unica cosa importante è l’abbigliamento. In fondo il declino di Bettino Craxi iniziò al congresso alla Fiera di Bari, quando si presentò in maniche di camicia ed il sudore mise in evidenza una imbarazzante canottiera. Uno statista che ferma gli yankee a Sigonella, può indossare una canottiera?
Ovviamente no. Ma la indossò anche Umberto Bossi, sulla spiaggia del Pevero in Costa Smeralda, in plateale contrapposizione con l’abbigliamento di un Silvio Berlusconi non ancora sultano di Arcore ma già divo di Porto Rotondo, dunque fuori Costa Smeralda. Particolari che fanno la differenza, per chi non si accorge della sostanza.
Ed ora lo scandalo si sposta sul Salvini da bagno. Una caduta di stile, secondo i critici abituati all’eleganza dei loro padroni a Capalbio, alla modestia delle mise dell’onorevole Luxuria al Gay-pride. Una geniale trovata del Capitano per andare incontro al suo popolo, secondo i suoi fans usi ad obbedir non più tacendo bensì esternando.
Magari qualcuno ricorderà le esibizioni da nudista di un noto leader politico nordico nella villa di Berlusconi sempre a Porto Rotondo, o le foto di Gianni Agnelli che si tuffa nudo dal suo yacht.
Cadute di stile? Obbligo di fare il bagno in giacca e cravatta?
È evidente che Salvini non ha scelto per caso luogo ed abbigliamento. È l’idea di metapolitica che hanno i suoi consiglieri per la comunicazione. In mancanza di contenuti, si punta sul contenitore, sull’abito (non può andare in spiaggia con la felpa), sull’immagine di una festa davanti al mare.
Certo, i politici avrebbero vita più facile andando in montagna. Ma si fatica di più e l’immagine di un ministro in calzoncini e coperto di sudore sarebbe altrettanto negativa. Basti ricordare le ironie su Calderoli nei raduni alpini della Lega. Per non parlare delle serate alcoliche dell’allora presidente della repubblica Saragat ad Antagnod, in Valle d’Aosta.
Rimpianto per i politici in cravatta, quando si organizzavano le stragi di Stato
Ma quanto era bella l’Italia degli Anni 60-70, quando i politici avevano il senso dello Stato e non si sarebbero mai sognati di organizzare una strage mentre erano in maniche di camicia.
Persino i più ridicoli tentativi di golpe prevedevano divise impeccabili. E bisognava essere vestiti con giacca e cravatta mentre si progettava l’omicidio a sangue freddo di ragazzini di 15-16 anni. Perché l’abito fa il monaco e, soprattutto, il politico stragista.
La cravatta è irrinunciabile, per un rappresentante dello Stato. Non importa se riduce la disoccupazione o se ruba: l’unica cosa importante è l’abbigliamento. In fondo il declino di Bettino Craxi iniziò al congresso alla Fiera di Bari, quando si presentò in maniche di camicia ed il sudore mise in evidenza una imbarazzante canottiera. Uno statista che ferma gli yankee a Sigonella, può indossare una canottiera?
Ovviamente no. Ma la indossò anche Umberto Bossi, sulla spiaggia del Pevero in Costa Smeralda, in plateale contrapposizione con l’abbigliamento di un Silvio Berlusconi non ancora sultano di Arcore ma già divo di Porto Rotondo, dunque fuori Costa Smeralda. Particolari che fanno la differenza, per chi non si accorge della sostanza.
Ed ora lo scandalo si sposta sul Salvini da bagno. Una caduta di stile, secondo i critici abituati all’eleganza dei loro padroni a Capalbio, alla modestia delle mise dell’onorevole Luxuria al Gay-pride. Una geniale trovata del Capitano per andare incontro al suo popolo, secondo i suoi fans usi ad obbedir non più tacendo bensì esternando.
Magari qualcuno ricorderà le esibizioni da nudista di un noto leader politico nordico nella villa di Berlusconi sempre a Porto Rotondo, o le foto di Gianni Agnelli che si tuffa nudo dal suo yacht.
Cadute di stile? Obbligo di fare il bagno in giacca e cravatta?
È evidente che Salvini non ha scelto per caso luogo ed abbigliamento. È l’idea di metapolitica che hanno i suoi consiglieri per la comunicazione. In mancanza di contenuti, si punta sul contenitore, sull’abito (non può andare in spiaggia con la felpa), sull’immagine di una festa davanti al mare.
Certo, i politici avrebbero vita più facile andando in montagna. Ma si fatica di più e l’immagine di un ministro in calzoncini e coperto di sudore sarebbe altrettanto negativa. Basti ricordare le ironie su Calderoli nei raduni alpini della Lega. Per non parlare delle serate alcoliche dell’allora presidente della repubblica Saragat ad Antagnod, in Valle d’Aosta.
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Augusto Grandi
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