Il turismo italiano è un settore perennemente in crescita tanto che ormai viene definita “industria del turismo” ed ha un’incidenza significativa nel Pil del Paese. Ecco perché merita un riordino attento ed efficace per tutelare e potenziare domanda ed offerta in pieno coordinamento con gli operatori del settore che oggi sono il motore di questo sistema
La leghista veneziana Giorgia Andreuzza, capogruppo in commissione Attività produttive e Turismo, deve essere imparentata con Don Chisciotte. Perché combatte anche lei contro i mulini a vento rappresentati da operatori che, di fronte ad un calo delle presenze legato alla loro incapacità, hanno come unico rimedio quello di alzare i prezzi per garantire i medesimi incassi pur in presenza di minor lavoro.
Così la brava Andreuzza si impegna per “la revisione e l’aggiornamento della normativa relativa alle classificazioni alberghiere e l’aggiornamento extra-alberghiero, il riordino e aggiornamento delle professioni turistiche, la semplificazione delle procedure, il monitoraggio della raccolta dati e l’istituzione del codice identificativo nazionale”.
E cerca di “sviluppare il modello di turismo accessibile attento ai bisogni di tutti con una elevata qualità dell’offerta”. Giustamente lei pensa ai disabili, alle mamme con i passeggini. O agli anziani, quelli che il giorno dopo la fine della scuola si prendevano i nipotini e li portavano al mare o in montagna. Ora non più: nonostante l’afa nelle grandi città, le località turistiche non registrano più a giugno il massiccio arrivo di nonni e nipoti, neppure nelle seconde case di proprietà.
Gli operatori del settore dovrebbero interrogarsi sulle ragioni di questi vuoti. Dovrebbero accendere ceri a Salvini per Quota 100 che, in teoria, consente a pensionati meno anziani di godersi un soggiorno nelle località turistiche anche al di fuori dei mesi di eccessivo affollamento. A patto, però, di trovare servizi adeguati anche in bassa stagione, e con prezzi convenienti.
Perché se no serve a poco l’impegno di Don Chisciotte Andreuzza a favore del rilancio del turismo termale, per la valorizzazione del turismo rurale e montano legato ai prodotti enogastronomici del territorio. Serve a poco liberare centinaia di migliaia di ultra sessantenni se negozi e ristoranti aprono il primo luglio e chiudono il primo settembre.
Perché, a quel punto, ci si rassegna ai pullman con vendita di pentole e si rinuncia al turismo di qualità. Si rinuncia al turismo spalmato sull’intero anno, con la possibilità di offrire servizi migliori senza ressa.
E non servono neppure i progetti di formazione per gli operatori del settore turistico, voluti da Andreuzza. Perché è sulla mentalità che occorre intervenire prima di migliorare la professionalità.
Don Chisciotte Andreuzza sogna un rilancio del turismo italiano nonostante gli operatori
La leghista veneziana Giorgia Andreuzza, capogruppo in commissione Attività produttive e Turismo, deve essere imparentata con Don Chisciotte. Perché combatte anche lei contro i mulini a vento rappresentati da operatori che, di fronte ad un calo delle presenze legato alla loro incapacità, hanno come unico rimedio quello di alzare i prezzi per garantire i medesimi incassi pur in presenza di minor lavoro.
Così la brava Andreuzza si impegna per “la revisione e l’aggiornamento della normativa relativa alle classificazioni alberghiere e l’aggiornamento extra-alberghiero, il riordino e aggiornamento delle professioni turistiche, la semplificazione delle procedure, il monitoraggio della raccolta dati e l’istituzione del codice identificativo nazionale”.
E cerca di “sviluppare il modello di turismo accessibile attento ai bisogni di tutti con una elevata qualità dell’offerta”. Giustamente lei pensa ai disabili, alle mamme con i passeggini. O agli anziani, quelli che il giorno dopo la fine della scuola si prendevano i nipotini e li portavano al mare o in montagna. Ora non più: nonostante l’afa nelle grandi città, le località turistiche non registrano più a giugno il massiccio arrivo di nonni e nipoti, neppure nelle seconde case di proprietà.
Gli operatori del settore dovrebbero interrogarsi sulle ragioni di questi vuoti. Dovrebbero accendere ceri a Salvini per Quota 100 che, in teoria, consente a pensionati meno anziani di godersi un soggiorno nelle località turistiche anche al di fuori dei mesi di eccessivo affollamento. A patto, però, di trovare servizi adeguati anche in bassa stagione, e con prezzi convenienti.
Perché se no serve a poco l’impegno di Don Chisciotte Andreuzza a favore del rilancio del turismo termale, per la valorizzazione del turismo rurale e montano legato ai prodotti enogastronomici del territorio. Serve a poco liberare centinaia di migliaia di ultra sessantenni se negozi e ristoranti aprono il primo luglio e chiudono il primo settembre.
Perché, a quel punto, ci si rassegna ai pullman con vendita di pentole e si rinuncia al turismo di qualità. Si rinuncia al turismo spalmato sull’intero anno, con la possibilità di offrire servizi migliori senza ressa.
E non servono neppure i progetti di formazione per gli operatori del settore turistico, voluti da Andreuzza. Perché è sulla mentalità che occorre intervenire prima di migliorare la professionalità.
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Augusto Grandi
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